L’emergenza Covid-19 ha amplificato le falle del nostro sistema sanitario, soprattutto quello lombardo, sempre più legato al concetto di cura come profitto che a quello di prevenzione e scarsamente legato alla medicina del territorio.
La prevenzione viene posta in secondo piano: è stato smantellato l’apparato relativo alla medicina generale e i pochi presidi sanitari presenti sul territorio non permettono di compiere un’analisi attenta e puntuale, atta a prevenire il ricorso all’extrema ratio, ossia l’approdo in ospedale. La mancanza di una medicina legata al territorio, che sia capace di prevedere e agire tempestivamente per individuare e bloccare la proliferazione dei contagi, ha portato la nostra regione a essere tristemente famosa in tutto il mondo durante la pandemia da Covid-19.
Auspichiamo un cambio di rotta nelle politiche sanitarie lombarde e riteniamo che questo possa avvenire attraverso un ritorno alla territorialità, un’attenzione maggiore alla medicina generale, maggiori investimenti e l’ampliamento dei presidi sanitari territoriali con la creazione di poli polifunzionali, che devono diventare il punto di riferimento per la salute fisica, sociale e mentale dei cittadini e delle cittadine nell’attività di prevenzione, diagnostica, riabilitativa, infermieristica e psicologica. Situati in strutture chiare e riconoscibili, questi poli dovrebbero garantire inoltre un passaggio di continuità tra ospedale e territorio per ricoveri e dimissioni.
Riteniamo inoltre che la promozione della salute debba necessariamente passare anche attraverso l’indicazione di seguire uno stile di vita sano, nel quale trovi quindi spazio l’attività fisica, intesa non come attività agonistica e competitiva ma come quotidiana pratica di prevenzione e mantenimento del benessere fisico e mentale.