La città e la casa

La casa è per molti/e cittadini/e un problema senza soluzioni. Anni di crisi economica, precarizzazione del lavoro, assenza di una politica abitativa nazionale e municipale, frammentazione dei nuclei familiari e riduzione delle politiche di welfare fanno sì che molte persone non riescano o non possano accedere al bene casa. Ad essere esclusi dall’accesso a questo bene primario non sono più solo i soggetti poveri, ma anche le fasce fragili e precarie della popolazione cittadina, le partite IVA, i giovani, le famiglie monogenitoriali e quelle monoreddito.

Una particolare attenzione va posta ai nuclei familiari comprendenti persone con disabilità. Per sostenere i genitori nel loro ruolo e nell’ottica di favorire l’autonomia delle persone disabili, piuttosto che l’assistenza, proponiamo microcomunità aperte composte da persone con ridotte capacità, che si aiutano reciprocamente coordinate da operatori sociali.

Un piano casa municipale occorre più che mai. La nostra proposta è di promuovere la nascita di un’agenzia per la casa cittadina, in grado di attuare politiche abitative inclusive capaci di tenere insieme interventi rivolti sia alle fasce in situazione di povertà estrema (potenziando i progetti di housing sociale con obiettivo di autonomia) che alle fasce fragili ma con capacità di reddito, e che sia anche anche strumento di mediazione rispetto agli sfratti per morosità incolpevole.

Accanto agli interventi rivolti a questa fascia di popolazione, è necessario pensare a nuove forme di risposta rivolte alle persone in situazione di marginalità grave. Oggi esiste un piano freddo e una rete di dormitori che copre una fetta importante dei soggetti senza casa che attraversano la città. Tuttavia le politiche migratorie attuate in questi anni, che hanno prodotto esclusione e scivolamento verso la clandestinità di molti migranti, unitamente ad interventi di riqualificazione urbana che hanno risanato aree pericolose e non abitabili, ma che raramente si sono occupati di intercettare e includere le persone che si accampavano in quelle aree, hanno fatto sì che in città vivano in strada decine di persone non intercettate né inseribili nei servizi attualmente esistenti, perché senza documenti, senza residenza alcuna, spesso con situazioni di problematicità legate a psichiatria e consumo di sostanze. Occorre promuovere la nascita di nuove forme di risposta urbana per chi è senza casa, in cui questi soggetti siano accolti, monitorati, presi in carico. Dei veri e propri hub per soggetti non inseribili nel piano freddo, la cui priorità sia dare un tetto, il cibo e le cure essenziali. Questo anche a tutela della salute e della sicurezza della popolazione tutta.