Una città inclusiva

Introdotto dal decreto Minniti e successivamente ampliato dal decreto Salvini, il Daspo urbano permette ai sindaci di vietare il passaggio o la dimora temporanea in zone della città (o su tutto il suo territorio) a determinati soggetti, quali senza fissa dimora e stranieri non turisti, in nome del decoro. Riteniamo che l’utilizzo di questo strumento non serva a risolvere il problema, ma solo a far spostare i soggetti colpiti dal centro alla periferia o al di fuori dei confini cittadini. Anziché applicare misure inadeguate, atte solo a spostare il problema e non a risolverlo, bisognerebbe tornare a investire nel Welfare State e nei servizi sociali, ad avvicinare e includere le persone che vivono un disagio, a combattere lo spaccio tramite la prevenzione, a non privare di uno spazio dove può riposare chi non ha una casa, a cambiare prospettiva quando si pensa al concetto di “decoro urbano” e “sicurezza”.

Il nostro impegno sarà lavorare alla risoluzione delle situazioni problematiche attraverso la diminuzione delle diseguaglianze economiche e sociali, e un ritorno a quel welfare che, nel nome del “non ci sono i soldi”, è stato progressivamente abbandonato e ha creato un vulnus, colmato subito dall’egemonia culturale legata al concetto di legge e ordine.

Ci impegniamo quindi a far sì che le politiche cittadine si orientino piuttosto a sostenere le realtà che, da anni, si dedicano ad accogliere e includere, e non a ostracizzare i soggetti più deboli.